Chi condivide la propria vita con un animale domestico sorride quando vengono pubblicati i “sorprendenti” risultati delle innumerevoli ricerche scientifiche sull’argomento. Gli studiosi, nella maggior parte dei casi, non fanno che riconoscere e confermare quello che nella quotidianità gli animali hanno già rivelato a chi li osserva con amore e interesse.
Ebbene, per chi non lo sapesse, un cane per una persona può essere come un figlio, e una persona per un cane può essere come un genitore. Insomma, tra i due può esserci vero amore.
Quando si stabilisce un contatto visivo tra cane e “padrone” si verifica in entrambi un rilascio di ossitocina, il cosiddetto «ormone dell’amore», in un evidente rapporto causa-effetto. E più si protrae questo reciproco sguardo maggiore è la quantità di ossitocina rilasciata. La produce il cervello e l’ipofisi la rilascia in diverse situazioni di scambio emotivo amorevole tra esseri umani, e non solo umani evidentemente.
Nella donna è l’ormone che favorisce il parto e l’allattamento e rafforza il legame madre-figlio. E’ protagonista anche nelle effusioni tra innamorati e nel sesso. Agisce in modo diverso negli uomini e nelle donne ma per tutti crea una sensazione di benessere generale, aiuta a socializzare, aumenta l’autostima e la fiducia nel prossimo, riduce lo stress, regola la temperatura corporea e la pressione sanguigna, accresce le difese immunitarie.
Ormai sono diverse le evidenze scientifiche in merito ma tra i primissimi a parlarne, nel 2015, sono stati i ricercatori dall’Università Azabu di Sagamihara, in Giappone, con uno studio che mette in relazione l’ossitocina con il rapporto tra uomo e cane e che all’epoca si è guadagnato la copertina di Science.
Il risultato è una prova di come tra le due specie si sia verificato un fenomeno unico nel mondo animale, almeno stando alle nostre conoscenze, una coevoluzione di alcune modalità di comunicazione.
Diversamente anche dalle grandi scimmie, più vicine all’uomo dal punto di vista evolutivo, i cani istintivamente fin da cuccioli, e senza una lunga frequentazione, sono in grado di comprendere alcuni segnali di comunicazione dell’uomo.
Secondo Miho Nagasawa, a capo dell’équipe di studiosi, “i cani hanno acquisito questa capacità interpretativa nel corso dei millenni in cui è avvenuta la domesticazione. Dal punto di vista evolutivo, all’inizio alcuni cani si sono appropriati di un repertorio comportamentale che imitava i segnali umani che suscitano un atteggiamento di cura verso i piccoli. In questo modo, si sono assicurati un vantaggio selettivo rispetto alle preferenze umane. Poi, una volta che i cani sono divenuti in grado di suscitare questo tipo di reazioni nell’uomo, si è innescato il meccanismo di feedback basato sull’ossitocina, che ha coinvolto direttamente la nostra specie”.
Il lupo, antenato del cane, come le grandi scimmie, deve aver avuto una frequentazione con l’uomo per riuscire a capirlo. Il cane, quasi come un bambino, capisce l’uomo fin dai primi contatti.
Decisamente affascinante ma già diversi anni fa Konrad Lorenz scriveva: «Tra tutti gli esseri viventi diversi da noi, la creatura spiritualmente più vicina all’uomo è un buon cane femmina».