I sintomi da considerare e il ruolo del proprietario
Eccoci nel 2020 ancora a dover puntualizzare che, sì, gli animali provano dolore.
Sfatiamo subito tutte le false credenze per cui gli animali avrebbero una soglia del dolore elevata o una percezione diversa dalla nostra del dolore. Le evidenze scientifiche ci dicono che il sistema nervoso nocicettivo – cioè quello che veicola gli stimoli algici (algia=dolore) dalla periferia verso le strutture encefaliche – è esattamente sovrapponibile tra esseri umani e animali.
La differenza tra esseri umani ed animali sta esclusivamente nella capacità di dimostrare la presenza di dolore. Partiamo dalla prima e più ovvia considerazione e cioè che gli animali non possono parlare, così come un bambino o una persona non verbalizzante. L’altra considerazione da fare è che, poiché il dolore è un’esperienza complessa e comprendente una forte componente soggettiva ed emozionale, qualora venga mostrato ciò avviene in maniera fortemente individuale.
Gli animali, non potendo esprimersi a parole, devono necessariamente affidare ad una serie di segni e di atteggiamenti, non sempre univoci, l’espressione del loro malessere. Quando se ne vogliono ricercare i segni in un animale, bisogna tener presente che ogni individuo vive e mostra il suo dolore in un modo unico; che l’assenza di un comportamento collegato al dolore non è necessariamente indice di assenza di dolore e che, viceversa, l’assenza di comportamenti normali è spesso correlata alla presenza di dolore. Inoltre i comportamenti tenuti a casa possono differire sensibilmente da quelli messi in atto in ambienti non noti, per questo bisogna essere a conoscenza delle principali caratteristiche etologiche di specie (dal momento che in presenza di dolore ogni animale adotta degli atteggiamenti peculiari che fanno parte del repertorio comportamentale della specie a cui appartiene) e avere bene in mente quali siano quei segni che, più o meno inequivocabilmente, possono essere associati ad una condizione algica.
Il ruolo del proprietario è essenziale poiché i fattori che possono condizionare i comportamenti che l’animale manifesta in presenza di uno stato algico sono molti: tra questi, come già accennato sopra, vanno menzionati parametri oggettivi, quali razza ed età dell’animale (es. soggetti appartenenti a razze caratterialmente ansiose e/o giovani risultano più emotivamente coinvolti dallo stato doloroso), e parametri soggettivi, quali indole ed emotività del soggetto, interazioni ambientali e sociali, esperienze pregresse. Per un proprietario attento e premuroso non sarà difficile potersi accorgere dei segnali di malessere e poter intervenire tempestivamente.
Come ho già sottolineato, le risposte degli animali al dolore acuto possono essere estremamente variabili e contraddittorie, essendo soggette a notevoli variazioni specie specifiche e individuali, tuttavia, di seguito ho cercato di riassumere le principali modificazioni comportamentali che cani e gatti possono presentare in presenza di uno stato algico acuto.
NEL GATTO
- Postura. Atteggiamenti indicativi possono essere: mantenere gli arti raccolti; testa, collo e schiena arcuati od incurvati; addome raccolto; rimanere sdraiato con corpo incurvato e testa bassa.
- Comportamenti quali: aggredire, mordere, graffiare, attaccare o scappare.
- Vocalizzazioni particolari quali soffiare, mugolare.
- Preoccupatevi anche se il vostro gatto è riluttante a muoversi, zoppica, se ha portamenti inusuali, e se manifesta incapacità di camminare o inattività.
- Altri atteggiamenti da non sottovalutare: se attacca, se si tocca l’area dolente, se non si pulisce, se ha le pupille dilatate.
NEL CANE
- Postura: coda tra le gambe, dorso arcato o incurvato, corpo che protegge la zone dolente, testa bassa, posizione seduta per molto tempo, addome piegato, decubito laterale, collo esteso.
- Comportament quali: aggredire, morsicare, attaccare, fuggire.
- Vocalizzazione: abbaiare, ululare, gemere
- Movimenti quali: riluttanza a muoversi, zoppia, andatura inusuale, incapacità di camminare, rifiuto di salire.
- Altri: incapacità di svolgere normali compiti, attaccare altri animali o persone se viene toccata una parte del corpo, auto traumatismo.
Per quanto riguarda il dolore persistente o cronico, a meno che questo non sia localizzato, come in caso di dolore dentale o di dolore ortopedico e a parte rari casi in cui si verificano cambiamenti comportamentali patologici, come la comparsa di aggressività, di ansia, di comportamenti compulsivi o bizzarri, spesso gli animali ne manifestano la presenza esclusivamente mediante variazioni del loro stile di vita.
La riduzione o l’ assenza di attività, il cambio di abitudini, il ridotto interesse per l’ambiente circostante (es. interagire con il proprietario e giocare) e la perdita di peso che fa seguito all’inappetenza o al ridotto introito di cibo e acqua, sono tra i più frequenti comportamenti che possono essere individuati in un animale affetto da una patologia algica cronica. La comparsa di modificazioni nello stile di vita dell’animale, accompagnate o meno da modificazioni patologiche del comportamento o da segni specifici, deve dunque far sospettare sempre la presenza di uno stato algico.
Concludendo, la diagnosi di dolore negli animali rappresenta una sfida, in quanto questi, per questioni innate e/o caratteriali, tendono il più delle volte a mascherare la presenza di uno stato algico. Alla base di un corretto approccio per la diagnosi di presenza di dolore è essenziale una approfondita conoscenza delle caratteristiche etologiche delle varie specie. Di fondamentale importanza, soprattutto per quanto riguarda la diagnosi di dolore persistente, è però anche la “compliance” del proprietario dell’animale, che più di chiunque altro è in grado di riconoscere eventuali modificazioni del comportamento abituale del proprio animale, nonché di riferire di cambiamenti ambientali che possano aver condizionato tali modificazioni.
La ricerca è molto attiva in questo campo anche perché non cogliere per tempo le manifestazioni dolorose e trattarle può essere molto pericoloso. Un dolore intenso come il post operatorio, se non controllato è una causa importante, se non addirittura di mortalità, di aumento notevole dei tempi di recupero dell’animale. Il dolore a lungo termine invece, come l’artrosico, non è così intenso, ma dura nel tempo e porta a un’alterazione anche della psiche dell’animale che diventa aggressivo, depresso. Inoltre, si pensa ancora che gli animali di pochi giorni non provino dolore, o per lo meno non come gli adulti. In realtà è l’esatto contrario. In generale lo stimolo algico agisce da agente stressante che attiva una serie di risposte organiche e biochimiche a cascata che impattano su sistema nervoso, cardiocircolatorio, respiratorio, digerente, urinario, sull’ equilibrio ormonale e idroelettrolitico, fino a portare a una depressione del sistema immunitario. La conseguenza è che l’animale può ammalarsi di più e più facilmente e può addirittura morire.
Rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia se leggendo questo articolo si sono accesi dei campanelli di allarme ed evitate assolutamente il fai da te, ricordate sempre che i farmaci vanno gestiti con competenza ed estrema prudenza!
Esistono soltanto due cose: scienza ed opinione. La prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.