Questa che vi racconto è una storia a lieto fine, ma – come nelle fiabe più appassionanti – un lieto fine guadagnato molto faticosamente. Non ci sono draghi né temibili streghe, in certi casi il mostro peggiore è semplicemente l’uomo.
Era di questi giorni, proprio verso la fine del 2006, un amico, Gianni Cardinali, mi segnalò una situazione di maltrattamento di un cane nei pressi di Castel Viscardo. Sapeva che mi interessavo dei diritti e del benessere degli animali, collaborando con diverse associazioni, anche se da semplice volontaria. Lui è una persona nota per il suo impegno ambientalista, e affidabile. Così mi organizzai subito con un’amica e andammo a verificare.
Sotto il paese, lungo una strada di campagna decisamente fuori dal mondo, arrivammo al luogo indicato. Il solito “rifugio” per animali da cortile, rimessa di legna e attrezzi, baracche varie, immondizia di ogni genere. E lì davanti, a improbabile guardia di tale accampamento, una specie di fantasma di cane.
Non riuscirò mai a cancellare dagli occhi l’immagine di quell’animale, com’era ridotto, lo sguardo senza più speranza, la rassegnazione. E di certo non posso dimenticare la sensazione profonda che ho provato, dolore, pena, senso di colpa. Sembrava un lupo, un vero lupo, quello che ne rimaneva, con le zampe a X, le orecchie dritte. Si capiva che doveva essere stato bellissimo, ma ormai… Era legato ad un metro scarso di catena (!!!), senza cuccia, senza protezione alcuna. Accanto un tozzo di pane marcio, niente acqua. Impossibilitato a muoversi, si reggeva in piedi a malapena.
Superato lo shock, ci ho messo neanche un istante a realizzare che quella parvenza di cane sarebbe entrato del tutto nella mia vita.
Avrei dovuto, a mia volta, segnalare la situazione alle autorità competenti e denunciare il proprietario per maltrattamento. I carabinieri o chi per loro avrebbero dovuto chiedere il sopralluogo di un veterinario della Asl, e anche nella migliore delle ipotesi, ovvero del sequestro, sarebbero passati giorni. Era molto freddo, minacciava neve, ho immaginato il cane senza potersi riparare, senza cibo… un solo secondo in più era troppo! La mia amica ha subito contattato la “persona” che ci era stata indicata come il padrone del cane. Lui ha capito che gli si presentavano dei fastidi e, di fronte alla nostra offerta di accudirlo, ha preferito sbarazzarsene senza troppi complimenti. Ha detto che potevamo portarlo via e ha precisato che era un cane che “da cucciolo” aveva molto sofferto perché il precedente proprietario lo bastonava sempre. Meno male che poi lui lo aveva tenuto bene!
Io non ce l’ho fatta ad incontrare questa “persona”, ero una bomba ad orologeria prontissima ad esplodere. Ringrazierò sempre la mia amica per averlo fatto, con la sua pazienza e la sua conciliante diplomazia. Fu lei stessa portarmi a casa il cane.
Vivo in campagna, ho molto spazio intorno casa e un grande recinto (regolarmente aperto!) dove viveva già un’altro povero relitto di cane che però si era ripreso benissimo, una spinona che in canile era stata chiamata Ljuba, come amore in russo.
Il nuovo arrivato non riusciva a stare in piedi, aveva la muscolatura atrofizzata dopo anni di immobilità forzata. Tremava per la debolezza e per la paura. Era totalmente disorientato. Mi era sembrato un maschio, e già era tanto capire che era un cane! Invece, appena messa nel recinto, mi sono accorta che era femmina. Istintivo un pensiero di speranza: “E se è una femmina si chiamerà Futura”, la meravigliosa canzone di Lucio Dalla. Volevo con tutta me stessa che quell’animale sopravvivesse ai draghi e alle streghe che lo avevano massacrato e che avesse una nuova vita, una vera vita. Era una femmina, quale miglior nome di Futura?
Quel giorno nevicava piano. Io adoro la neve, la vivo sempre come un dono. Negli anni in cui Futura ha vissuto con me ha nevicato spesso e anche lei ha potuto goderne, sempre con la certezza di una cuccia grande e comoda che la aspettava.
Nutrita, accudita e amata, Futura ci mise poco a riprendere fisicamente. Aveva una pelliccia foltissima, occhi straordinari. Ho continuato a pensare che nei suoi geni ci fosse il lupo. Era bellissima, il più bel cane che io abbia mai visto. Per riprendersi psicologicamente ed emotivamente, invece, fu tutt’altra cosa. Ci volle oltre un anno per farle capire che quando mi avvicinavo a lei non era per picchiarla. Si buttava a terra, terrorizzata, un riflesso istintivo. Le rimase sempre la paura di ogni essere umano che le si avvicinava. Prese confidenza solo con me e mia madre e, istintivamente, con mia nipote Ginevra che era una bambina.
Ha vissuto con noi sei anni, in un ambiente sereno e protetto dove non aveva più paura. Ha imparato a giocare, a farsi coccolare, a vivere.
Vederla rinascere è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Per il suo bene ho rimosso la “persona” che aveva tentato di ucciderla, lentamente, costringendola ad una non-vita indegna di qualsiasi essere vivente. So chi è, so che vive a San Lorenzo, poco distante da dove vivo io, ma non ho mai tentato di incontrarlo. Avrei dovuto, e forse un giorno lo farò, ma finché c’è stata Futura non potevo lasciare spazio a sentimenti negativi, volevo che in questa sua nuova vita lei incontrasse solo amore. E così è stato. Ha vissuto in salute, è stata bene fino al suo ultimo giorno quando, in modo naturale data l’età, si è spenta serenamente.
Futura è stata una grande lezione di vita, grazie a lei ho capito che, come nelle fiabe, il bene può prevalere sul male. L’amore può essere più forte di qualsiasi umana crudeltà. So bene che le storie a lieto fine sono sempre troppo poche, e che dobbiamo fare i conti quotidianamente con una umanità disumana. Ho vissuto da vicino tante storie di maltrattamenti, tanti insuccessi e delusioni, ho visto tanti cani soffrire e morire e basta, senza poter dare loro alcuna possibilità. Le leggi ci sono ma le istituzioni non sono mature per applicarle come dovrebbero. E cercare di far rispettare anche i più basilari diritti degli animali è, il più delle volte, impegnativo, faticoso, estenuante, deludente, frustrante. Per questo non ho voluto lasciare Futura alle decisioni delle istituzioni.
Purtroppo però non è possibile portarsi a casa ogni animale maltrattato e sofferente che si incontra. Si deve insistere, e insistere ancora, affinché chi di dovere faccia il proprio dovere. Ma, almeno per una volta, si può vivere una fiaba a lieto fine. ❤