Oggi qualcosa tra storia e letteratura. Un brano tratto da “Il cane utile” di Piero Scanziani, la cui prima edizione risale al 1951 e che oggi risulta pressoché introvabile anche nelle edizioni successive.
Piero Scanziani (1908-2003) giornalista e scrittore svizzero di spicco nella cultura del Novecento. Nella sua poliedrica attività si occupò con uguale attenzione e capacità di approfondimento dei più diversi argomenti, spaziando dalla filosofia alla saggistica, e scrisse anche trattati e manuali di cinologia. Nel “Cane utile” è evidente fin dal titolo un approccio appunto utilitaristico verso l’animale che oggi può essere facilmente criticato, ma il brano proposto è un eccezionale, e bellissimo, spunto di riflessione.
Il cane utile
Il cane è per l’uomo l’animale utile per eccellenza. Grazie al cane siamo usciti dallo stato selvatico, ci siamo affacciati agli albori della civiltà.
Il cacciatore dei primordi, affamato e ignudo, ebbe accanto a sé il cane, le sue cacce divennero facili e abbondanti. Grazie al cane trovò il tempo di pensare.
Grazie al cane divenimmo pastori. Un uomo con tre cani cura cento pecore, senza non ne cura tre. Pastore, uomo placido, certo di potersi ogni giorno nutrire di latte e di formaggi. Il pastore ha famiglia, conosce la paternità: canis familiaris.
Senza pastorizia, niente vestiti. Solo il pastore si veste di lana e ai piedi lega le ciocie. Senza abiti, niente pudori, niente virtù. Senza abiti, nemmeno il piacere di mettersi nudi.
Mentre il cane cura il gregge, il pastore fissa il cielo: astrologia, sorella maggiore dell’astronomia.
L’ozio del pastore gli consente di guardare, riflettere, intuire. Il pastore disegna. Giotto fu pastore. Disegnare è scrivere. L’ozio consente la preghiera, la contemplazione, la santità, la saggezza.Grazie al cane diventammo agricoltori. Il cane veglia fuori dalla capanna, sorveglia il terreno coltivo. Senza cane perpetuo allarme, perpetua lotta con le belve, coi nemici. Il cane abbaia, il cane avverte, l’agricoltore dorme. Senza cane niente sonno e solo chi dorme placidamente può nel sogno conoscere mondi ultraterreni donde, al mattino, portare in terra intuizioni celesti.
Senza cane, niente granai pieni, e niente scambi. Chi vive giorno per giorno non ha nulla da barattare. Il cane difende la proprietà, apre i mercati, salva il gruzzolo, consente l’eredità di padre in figlio, induce ai viaggi e alle navigazioni per barattare sempre più lontano.
Senza cane niente casa, senza casa niente architettura e niente amore. La casa, luogo d’amore, consente di chiudere la porta. Senza amore niente poesia, niente arti, musica, niente uva: senza vino niente danza.
Grazie al cane diventammo artisti, diventammo avventurieri: ogni nostra avventura di pace o di guerra ebbe accanto il cane. Fra i primi astronauti v’è anche un cagnolino. E anche fra gli entronauti: il mistico san Rocco è protetto dal suo cane.
Senza cane niente uomo.
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